Gli italiani, come sappiamo, emigrarono in massa negli Stati Uniti D’America fra la fine dell’ottocento e i primi del novecento, spinti dalla povertà, dalla ricerca di una vita migliore e anche per le idee politiche comuniste e anarchiche che iniziavano a circolare in Europa. All’interno di questo quadro storico si inserisce la vicenda di due italiani, Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, emigrati in America anarchici e pacifisti che vennero ingiustamente accusati di rapina ed omicidio e che, nonostante si fossero sempre professori innocenti vennero condannati alla sedia elettrica. Sacco e Vanzetti pagarono per le loro idee anarchiche, idealiste e pacifiste – al momento dell’intervento americano del conflitto del 15-18 infatti si rifugiarono in Messico per non essere arruolati – e per il fatto di far parte di una minoranza etnica disprezzata ed osteggiata come quella italiana. E così il 23 agosto 1927 alle ore 00:19, dopo sette anni di udienze, i due uomini vennero uccisi sulla sedia elettrica a distanza di sette minuti l’uno dall’altro (prima toccò a Sacco, poi a Vanzetti). La loro esecuzione innescò rivolte popolari a Londra, Parigi e in diverse città della Germania. Una bomba di probabile matrice anarchica, nel 1928 devastò l’abitazione del giudice Webster Thayer, il responsabile della condanna di Sacco e Vanzetti; il giudice era assente e la bomba non colpì l’obiettivo, ferendo però la moglie e una domestica.

Mi ha stupito ciò che è successo con il caso degli italiani Sacco e Vanzetti, due innocenti, accusati di omicidio e condannati alla pena di morte solo perché anarchici e stranieri. In particolare, mi ha colpito il fatto che siano stati assolti solo 50 anni dopo la loro condanna, pur essendoci persone che erano a piena conoscenza della loro innocenza. Chiara Morelli


I corpi dei due anarchici furono cremati e le due urne contenenti le ceneri furono trasportate da Luigina Vanzetti in Italia, dove sono custodite nei cimiteri dei loro comuni d’origine: Torremaggiore per Sacco e Villafalletto per Vanzetti; le ceneri di quest’ultimo sono conservate nella tomba dove riposano i genitori, le sorelle e il fratello.

Una delle cose che mi ha maggiormente colpita è stato il caso di Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti, è una storia che non conoscevo, ma dopo aver capito cosa accadde a questi due uomini innocenti sono rimasta senza parole.
Oltre al fatto che a parere mio la pena di morte non dovrebbe essere legale in nessuna parte del mondo, penso che questo avvenimento sia stato davvero ingiusto non solo nei confronti dei due accusati ma anche per tutti gli italiani innocenti che hanno subito una tale ingiustizia. Clara Petrò

I due comuni hanno dedicato ciascuno una via ai due anarchici e una scuola a Bartolomeo Vanzetti.Dopo lunghi anni di silenzio anche l’Italia prende coraggio e, dapprima timidamente e poi con convinzione, comincia a rivendicare pubblicamente l’innocenza di Sacco e Vanzetti e a richiedere al governatore del Massachusetts la revisione del processo e la riabilitazione dei due anarchici. Ad opera di Vincenzina Vanzetti, sorella di Bartolomeo, di Carlo Vallauri e di Mario Favro, nel 1958 nasce a Villafalletto il Comitato per la Riabilitazione di Sacco e Vanzetti, che riceve autorevoli ed ampi consensi in tutta Italia. Il Comitato italiano, in collegamento con l’analogo Comitato americano sostenuto da Aldino Felicani, promuove un’azione ad ampio raggio che sensibilizza l’opinione pubblica attraverso gli organi di informazione, coinvolge politici, artisti, musicisti, scrittori, poeti, saggisti in un’azione corale che contribuirà, in modo non indifferente, alle scelte che il governatore del Massachusetts, Michael Dukakis, compirà nel 1977, a cinquant’anni dall’esecuzione. Nel 2016 Amnesty International ha lanciato una campagna per i diritti umani nel mondo, in memoria di Sacco e Vanzetti e caratterizzata dalla canzone “​Here’s to You​” dedicata da Joan Baez ai due ai due anarchici nel 1971.

Marwa Bouras 3B, Chiara Morelli e Clara Petrò 3A

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