Il 25 gennaio 2016 il ricercatore friulano Giulio Regeni scompare al Cairo, in Egitto. Viene trovato senza vita il 3 febbraio, il suo corpo martoriato reca evidenti segni di torture. La sua uccisione è avenuta per motivi ancora oggi ignoti. Una nuova squadra investigativa al Cairo promette di fare luce sul caso, caratterizzato finora, da lunghi silenzi e depistaggi.

Giulio Regeni

Ma chi era Giulio Regeni? Originario di Fiumicello, in provincia di Udine, dai 12 ai 14 anni era stato sindaco dei ragazzi del suo Comune, poi aveva lasciato il suo paese natale per frequentare il liceo a Trieste. Aveva poi lasciato il Friuli grazie ad una borsa di studio, che lo aveva portato in New Mexico, all’Armand Hammer United World College of the American West. Successivamente si trasferisce nel Regno Unito per continuare i suoi studi. Si laurea a Oxford, dove consegue una laurea a indirizzo umanistico. Per due volte vince il premio “Europa e giovani” , nel 2012 e nel 2013 al concorso internazionale organizzato dall’Istituto regionale studi europei, grazie alle brillanti ricerche e approfondimenti sul Medio Oriente. Lavora al Cairo per l’Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale e svolge per un anno ricerche per conto della società privata di analisi politiche Oxford Analytica.
Studia per conseguire un dottorato di ricerca presso il Girton College dell’Università di Cambridge e si reca in Egitto per svolgere una ricerca sui sindacati indipendenti egiziani presso l’Università Americana del Cairo.
Giulio aveva la passione per il giornalismo e aveva iniziato scrivere per il mensile triestino Konrad. In alcuni articoli, firmati con lo pseudonimo di Antonio Druis e pubblicati dall’agenzia di stampa Nena, aveva descritto la difficile situazione sindacale dopo la rivoluzione egiziana del 2011.

Quattro anni dopo, il mistero sul sequestro e la morte di Giulio Regeni è fermo ai silenzi dell’Egitto. Quel che sappiamo per certo è che Regeni stava facendo una ricerca sui sindacati a Il Cairo, questo probabilmente ha infastidito alcuni personaggi del potere egiziano e successivamente un leader del sindacato indipendente dei venditori di strada ha segnalato le attività del giovane italiano alla polizia investigativa. L’ 11 Dicembre 2015 Regeni era l’unico occidentale a partecipare a un incontro pubblico dei sindacati, lì viene fotografato da una donna che poi si allontanerà poi allontanata. Nascono da qui i misteri e i silenzi che portano al 25 Gennaio 2016, quando Regeni verrà rapito alla stazione Dokki da sconosciuti.

Poco prima della sua scomparsa, Regeni aveva chiamato la sua ragazza per dirle che sarebbe andato a trovare un amico, da allora non si avranno più sue notizie fino a quel tragico 3 febbraio 2016, quando il suo corpo verrà ritrovato senza vita, lungo l’autostrada fra Il Cairo e Alessandria.

L’omicidio è tuttora senza colpevoli. Ci sono però cinque testimoni che hanno permesso di ricostruire gli ultimi giorni di Regeni.
Il primo conferma di averlo riconosciuto il giovane la sera del 25 Gennaio alla stazione di polizia di DOKKI, mentre chiedeva un avvocato e veniva invece portato via bendato, da quattro persone in abiti civili.

Un secondo testimone sostiene di averlo visto tra il 28 e il 29 Gennaio in una stanza della National Security nudo, sdraiato a terra, incatenato, magro, delirante e con segni di tortura sul torace.
Il testimone lo ha riconosciuto dopo alcuni giorni, grazie alle foto foto dei giornali. Il Cairo continua a non collaborare all’acquisizione di nuove prove, ms prosegue con il depistaggio e la cancellazione dei video delle telecamere di sorveglianza della stazione dove è stato rapito.

Uno dei tanti striscioni gialli, affisso in un edificio pubblico, che invoca verità per il giovane ricercatore italiano

La famiglia è da sempre alla ricerca della verità e recentemente ha criticato lo stato italiano per aver venduto delle navi militari all’Egitto, nonostante sia un paese che non rispetta i diritti umani.
Nel febbraio del 2016 è stata lanciata da Amnesty International una campagna per non permettere che l’omicidio del giovane ricercatore italiano finisca per essere dimenticato.
Da allora lo striscione giallo “Verità per Giulio Regeni” ha fatto il giro del mondo, diventando «la richiesta di tanti enti locali, dei principali comuni italiani, delle università e di altri luoghi di cultura del nostro paese che hanno esposto questo striscione, o comunque un simbolo che chieda a tutti l’impegno per avere la verità sulla morte di Giulio». E da Amnesty International è stato organizzato “4 anni senza Giulio-Fiaccolata per chiedere verità e giustizia”. Alle 19.41 del 25 gennaio 2020 migliaia di luci suono state accese per ricordare il momento esatto dell’ultimo sms inviato da Giulio Regeni alla fidanzata prima di essere sequestrato in Egitto.
Il 23 gennaio è inoltre uscito il volume “Giulio fa cose”, un libro scritto da Paola Deffendi e Claudio Regeni, i genitori di Giulio, con Alessandra Ballerini. Nel testo, i genitori del ricercatore mettono uno in fila all’altro gli ultimi quattro anni della loro vita, sconvolti dalla morte del figlio e caratterizzati dalla lotta per arrivare a verità e giustizia.

Viola Farina, 2F e Matilda Rho Bontempo 2D

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