La Giornata Internazionale Contro la Violenza sulle donne è una ricorrenza decisa dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, che ha istituito questa giornata tramite la risoluzione numero 54/134 del 17 dicembre 1999.

L’Assemblea generale ha scelto non a caso questa data perché il 25 novembre del 1960, tre sorelle furono uccise dagli agenti del dittatore Rafael Leonidas Trujillo, a Santo Domingo, nella Repubblica Dominicana. Dopo essere state fermate per strada mentre si recavano in carcere a far visita ai mariti, furono picchiate con dei bastoni e gettate in un burrone dai loro carnefici, che cercarono di far passare quella brutale violenza per un incidente. All’opinione pubblica fu subito chiaro che le tre donne erano state assassinate. Patria, Minerva e María Teresa Mirabal  questi i loro nomi  erano, infatti, conosciute come attiviste del gruppo clandestino Movimento 14 giugno, inviso al governo. A causa della loro militanza, nel gennaio del 1960, furono anche arrestate e incarcerate per alcuni mesi.e ha invitato i governi, le organizzazioni internazionali e le ONG a organizzare in quel giorno attività volte a sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della violenza contro le donne.

Questa immagine, come anche quella che apre l’articolo è stata realizzata da Viola Bignami, 2B

Da quel lontano 25 novembre 1960 molto è cambiato, ma tutt’oggi sono moltissimi i casi di violenze, stupri, insulti, abusi e omicidi compiuti da mariti, fidanzati, fratelli e padri per gelosia o a volte semplicemente per sentirsi forti e superiori.

Basta fare una ricerca sul web per trovare moltissime storie di donne discriminate, maltrattate o peggio ancora uccise. Questo noi speriamo e ci auguriamo che in futuro non succeda più, perché già la violenza in generale è sbagliata ma se è rivolto a una donna che ti ha detto  “NO” tu non hai nessun diritto di toccarla, neanche con le migliori intenzioni.

Ricordiamoci poi che la violenza non è solo fisica ma anche mentale e psicologica, una frase come:

“Non è il caso di metterti a dieta guarda che pancia” è violenza;

“Tu sei mia quindi vestita così non esci” è violenza;

“Tu amici maschi non li puoi avere” è violenza.

Le parole possono ferire più dei pugni se non vengono usate correttamente.

Concludiamo ricordando uno dei simboli più usati per denunciare la violenza sulle donne e sensibilizzare l’opinione pubblica su questo tema, ovvero le​ scarpe rosse​, «abbandonate» in tante piazze. Il simbolo è stato ideato nel 2009 dall’artista messicana ​Elina Chauvet ​con l’opera Zapatos Rojas​. L’installazione è apparsa per la prima volta davanti al consolato messicano di El Paso, in Texas, per ricordare le centinaia di donne rapite, stuprate e uccise a Ciudad Juarez. Con la sua arte Chauvet porta avanti anche una battaglia personale: ricordare, ogni giorno, sua sorella minore, uccisa dal compagno quando aveva 22 anni.

Lia Ayala Celorio, Mohamed Ben Khalifa, Viola Bignami, Ali Othman ed Emma Piemontese 2B



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