La scoperta della vaccinazione, come tecnica per sconfiggere le malattie infettive, si deve a Edward Jenner che, in Inghilterra, alla fine del Settecento, si dedicò alla battaglia contro il vaiolo.

Il vaiolo si manifestava con segni clinici talmente evidenti e caratteristici e e causava epidemie talmente drammatiche e disastrose da diventare a lungo il soggetto di miti e superstizioni e i medici e gli storici scrissero molto su di esso.
All’epoca la malattia stava avendo in Europa un incremento allarmante: nel 1753 a Parigi morirono di vaiolo 20.000 persone; a Napoli nel 1768 ne morirono 60.000 in poche settimane.
Nel maggio 1796 Jenner prelevò dalla pustola di una donna ammalata del materiale purulento e lo iniettò nel braccio di un ragazzo di 8 anni di nome James Phipps. Dopo alcuni mesi, al ragazzo fu inoculato del pus vaioloso umano, ma, come previsto da Jenner, il virus non attecchì. James fu il primo a diventare immune al vaiolo senza esserne mai stato ammalato.

In Italia, fu Luigi Sacco a diffondere la vaccinazione jenneriana. Alla fine del 1799 vaccinò sé stesso e poi cinque bambini con il pus raccolto da due vacche affette da cow-pox. A distanza di tempo, verificò l’avvenuta immunità sua e dei vaccinati con l’innesto di vaiolo umano.
Nel 1806 Sacco riferì di avere fatto vaccinare o vaccinato personalmente nei soli Dipartimenti del Mincio, dell’Adige, del Basso Po e del Panaro più di 130.000 persone. In breve, i vaccinati del Regno d’Italia giunsero a un milione e mezzo, riducendo drasticamente la mortalità da vaiolo. Il vaccino si diffuse in breve anche nel Regno delle due Sicilie.
A Unità d’Italia avvenuta (1861) , la vaccinazione antivaiolosa fu resa obbligatoria per tutti i nuovi nati a partire dal 1888.
L’obbligo è stato abolito in Italia nel 1981, dopo che nel maggio 1979 l’Organizzazione Mondiale della Sanità, OMS, ha decretato eradicato il vaiolo dalla Terra.

Importanti traguardi, in Europa, si raggiunsero grazie alle ricerche del biologo e chimico francese Louis Pasteur, considerato il padre della microbiologia. Pasteur trovò l’antidoto a diverse infezioni batteriche come l’antrace, nel 1881, e la rabbia, nel 1885.
Si era assodato che per ottenere resistenza a una determinata infezione, era necessario inoculare nell’organismo lo stesso batterio della malattia, l’originalità dei vaccini di Pasteur sta nell’utilizzo di batteri “indeboliti” artificialmente in laboratorio. Attenuandone l’aggressività si riduceva la possibilità di un’eventuale risposta violenta da parte dell’organismo. Questa scoperta rivoluzionò lo studio delle malattie infettive.
Nel 1888 Pasteur fondò a Parigi un istituto di ricerca per lo studio e la cura delle malattie infettive e lo diresse fino alla morte. Ancora oggi l’Istituto Pasteur è un polo mondiale della ricerca biologica e offre contributi importanti per la conoscenza e la sconfitta delle vecchie e nuove malattie infettive.

Nella prima metà del Novecento, l’Europa e poi gli Stati Uniti registrarono drammatiche epidemie di poliomielite, una grave malattia virale causata dal poliovirus. Tra gli anni Quaranta e gli anni Cinquanta, uccideva o paralizzava più di mezzo milione di persone nel mondo ogni anno. Nella battaglia contro la poliomielite scesero in campo due grandi scienziati americani che, seguendo strade diverse, trovarono entrambi il modo di sconfiggerla.
Jonas Salk presentò il suo vaccino antipoliomielite il 12 aprile 1955. Si trattava di un vaccino “inattivato” da somministrare con iniezione intramuscolo. Perché restasse a disposizione di tutti, non lo brevettò mai.
Appena due anni dopo, nel 1957, Albert Sabin ne sviluppò un altro, con caratteristiche diverse: un vaccino “vivo attenuato” , da somministrare per via orale.
Fu quest’ultimo ad essere utilizzato, a partire dal 1963, per la campagna di vaccinazione su scala mondiale che avrebbe portato a ridurre drasticamente i casi di poliomielite nel mondo e ad eradicare la malattia in Europa.

Oggi, in Italia, il morbillo sembra un ricordo lontano, come malattie antiche tipo la parotite e la rosolia, ma prima della diffusione dei loro vaccini erano rari i bambini che in età scolare riuscivano a evitarle. Quanto al morbillo, in particolare, si calcola che fino a quando non si è diffusa a livello mondiale la sua vaccinazione, nel 1980, esso abbia ucciso una media di 2 milioni e mezzo di bambini ogni anno. Il primo vaccino per prevenire il morbillo risale al 1963. Vaccini per la parotite e la rosolia furono resi disponibili rispettivamente nel 1967 e nel 1969.
A tutti e tre lavorò il microbiologo americano Maurice Hilleman (1919-2005), a cui si deve anche la loro combinazione e quindi la nascita, nel 1971, del vaccino trivalente morbillo-parotite-rosolia.
Hilleman e il suo staff svilupparono negli anni anche molti altri importanti vaccini, tra cui quelli contro l’epatite A, l’epatite B, la varicella, la meningite, la polmonite e contro il batterio emofilo dell’influenza.
Viola Farina 2F
What’s uup to all, since I amm in fact eager of reading
this webpage’s post to be updated regularly. It consisrs of
good material. https://zeleniymis.com.ua/