Diceva Socrate: “Sono un cittadino, non di Atene o della Grecia, ma del mondo.” Scegliamo questa citazione per iniziare il nostro articolo perché il tema che vogliamo affrontare oggi è la multietnicità. La società italiana sta infatti cambiando molto velocemente, le nuove generazioni dei ragazzi che vivono in Italia hanno il volto dei paesi del mondo, un mix di nazionalità che si trovano qui, a volte spaesati a volte perfettamente integrati nella nostra società. La scuola Cassinis è un perfetto esempio di questa mescolanza, le nuove generazioni di un’Italia dal volto sempre più nuovo e diverso. Molti di loro sono nati qui, ma le loro famiglie sono di origine straniere, qual è la loro cittadinanza?Per la legge italiana, che segue lo Ius Sanguinis, nonostante moltissimi ragazzi siano nati nel nostro paese, abbiamo fatto tutto il loro percorso scolastico qui e parlino perfettamente la nostra lingua, agli occhi dello stato sono “stranieri” e lo saranno fino ai 18 anni, nel momenti in cui potranno chiedere di essere cittadini italiani. Da questo percorso è nata una domanda: serve davvero il “pezzo di carta” per sentirsi italiani? Qual è l’identità dei tanti alunni della scuola che sono originari di altri paesi del mondo?

In 3B, dove i ragazzi hanno scelto di affrontare questa tematica in modi diversi, Annita Contesini per esempio, ha intervistato una sua amica, ecco cosa le ha detto:

Annita: Tina, sai cos’è la cittadinanza?
Tina: Sì, è un documento che dimostra a quale nazione appartieni
Annita: Tu ce l’hai?
Tina: Sì, ma perché io adesso vivo dove sono nata
Annita invece ci sono delle persone che sono migrate qui in Italia e purtroppo non sempre riescono a riceverlo. Tu cosa ne pensi?
Tina: Credo che un documento non ti rispecchi al cento per cento, anche se non non puoi dimostrare in maniera cartacea che sei italiano, ma se ti senti di esserlo, per me già lo sei.
Annita: Conosci qualcuno che è arrivato da un altro paese?
Tina: Sì, alcuni miei compagni di classe non sono originari dell’Italia, ma parlano bene la lingua, condividono con noi molte cose e aspetti più di quanto immaginassi, che ti stiano simpatici o meno hanno il diritto di non sentirsi una quinta ruota e di capire che fanno parte del nostro paese.

Altri ragazzi della classe, hanno scelto parlare con noi della loro identità. Ecco cosa ci hanno detto:

Le piramidi di Giza, Egitto

“Mi chiamo Shourouk, ho origini egiziane ma vivo in Italia. Mi sento più egiziana perché parlo arabo con la mia famiglia, mangio cibo egiziano, vado alla scuola araba qua in Italia, ho amici egiziani e ho abitudini egiziane. I miei genitori si trovano bene qua perché c’è più “vita”, un bel lavoro, una casa, delle belle scuole, ma a me mancano i nonni, gli zii, i cugini e gli amici. Quando sono arrivata c’era una difficoltà, nella lingua e non sapevamo nulla, è importante quando vai in un paese straniero sapere la lingua. Mio padre non era felicissimo perché alcune volte voleva tornare in Egitto a vedere la nonna ma non poteva perché lavorava, Alcune volte è felice di essere venuto qua, perché ha trovato un bel lavoro e una bella casa dove siamo tutti insieme.Shourouk El Fayoumi

Paesaggio marocchino

Ciao io mi chiamo Marwa, sono nata in Italia, e per parte della mia infanzia sono cresciuta in Marocco, il paese natale dei miei genitori. Sono stata molto in Marocco da piccola, visto che mia madre è quasi sempre stata occupata con il lavoro. Poi sono ritornata in italia per iniziare l’asilo, anche il posto in cui ho imparato di più l’italiano. Sono sempre andata in Marocco ogni estate, ma in questi ultimi anni non sono potuta andare a causa della pandemia, che è ancora in corso. Certe volte mi chiedo anch’io quale sia veramente il mio paese o il posto in cui mi trovo meglio. Ma sinceramente mi sento più marocchina che italiana, dato che oltre a preferire la mia cultura marocchina e araba, sono cresciuta con i miei amici, cugini e familiari che mi hanno fatto amare le mie origini. Da bambina, quando andavo alle elementari, in Marocco venivo trattata normalmente, ma le persone continuavano a chiamarmi Marwa italiana, per distinguermi dalle altre Marwa del quartiere. Alle elementari ho avuto la fortuna di avere la maggior parte di compagni con nazionalità diverse, c’erano persone asiatiche, africane, americane e tipo solo quattro italiani in tutto. Appunto per questa ragione nessuno discriminava nessuno. Non sono mai stata discriminata per la mia nazionalità, ma certe volte ho ricevuto commenti cattivi sulla mia religione. La cosa peggiore di questo mondo è non tenere la propria ignoranza per se, ma passarla nella mente dei bambini, che a loro volta iniziano a crederci. L’Islam è visto in un modo completamente diverso da quello che è, l’Islam non è altro che letteralmente la traduzione di pace e serenità .
Una delle cose che mi fanno arrabbiare sono le persone razziste, non riesco a capire come il genere umano, anche la specie più evoluta in questo mondo, sia riuscita a creare delle categorie, su chi ha valore e chi no. Ad esempio le persone che dicono “ tornatene al tuo paese “, dimenticano sempre che viviamo tutti sotto lo stesso cielo.”
Marwa Bouras

Un’immagine di Tunisi

Da quando sono nato ad oggi, mi sono sempre sentito tunisino, anche se sono nato in Italia. Non ho i tratti somatici di una persona che viene dal nord Africa, razzismo non ne ho mai subito, tranne per alcune battute sul fatto che fossi islamico e quella classificazione da italiano che mi danno appena arrivo in Tunisia e di tunisino quando arrivo in Italia. Io mi sento tunisino, perchè la mia famiglia è là, e la tengo nel cuore. Mi sento bene integrato con i miei compagni per il mio carattere e NON per il mio aspetto fisico.Rayane Dagdagui

Io sono nato in italia per la precisione a Pavia, ma non mi ritengo completamente italiano, anche se lo studio e parlo in italiano, mi considero più egiziano perchè le mie origini e i miei caratteri non sono di qui. Anche se sono nato e cresciuto in italia non mi considero ancora tale, ma ho ancora 4-6 anni per decidere a dove appartenere. Da quanto ho capito i miei amici sono dalla mia stessa idea ma io sono ancora indeciso nello scegliere fra dove sono nato e da chi sono nato e qui c’entra anche il mio sogno nel cassetto che preferisco non dire a nessuno.” Ibrahim Ghonim

Grazie agli alunni Marwa Bouras, Annita Contesini, Rayane Dagdagui, Shourouk El Fayoumi e Adham Ghonim 3B

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *