La definizione di hacker dell’enciclopedia Treccani è: “esperto di programmazione e di reti telematiche che, perseguendo l’obiettivo di democratizzare l’accesso all’informazione e animato da principi etici, opera per aumentare i gradi di libertà di un sistema chiuso e insegnare ad altri come mantenerlo libero ed efficiente”.
La figura dell’hacker quindi nasce con un valore positivo, non criminale. L’etica hacker si basava infatti su cinque principi fondamentali:
● L’informazione vuole essere libera
● Diffida dell’autorità
● Gli hacker devono essere giudicati in base alle loro azioni, e non su pregiudizi o
gerarchie sociali
● Attraverso il computer puoi creare arte e bellezza
● Il computer può cambiarti la vita in meglio

Il più famoso caso di hackeraggio positivo è quello di Linus Torvarlds, il giovane finlandese che ha progettato il sistema operativo Linux, il quale è stato perfezionato ed esteso con l’aiuto di hacker in tutto il mondo, che lo hanno sviluppato, migliorato, studiando le potenzialità, e le debolezze. In questo modo, gratuitamente e con l’aiuto di molti hacker nel mondo, è stato possibile “hackerarlo”, per poterlo rendere il più inattaccabile possibile.
Nel corso degli anni però questa figura è stata assimilata a quella del “cracker”, o pirata informatico, cioè di colui che cerca di violare le misure di sicurezza di un sistema per accedervi illegalmente e compiere un crimine. I cracker possono essere spinti da varie motivazioni, dal guadagno economico (tipicamente coinvolti in operazioni di spionaggio industriale o in frodi) all’approvazione all’interno di un gruppo di cracker.

Oggi esistono, oltre ai cracker, degli hacker etici, che seguono una serie di principi etici personali, mettendo le proprie capacità al servizio di altre entità o persone. Queste figure spesso lavorano per grandi aziende, con lo scopo di testare la sicurezza dei loro sistemi informatici, perché per valutare lo stato di un sistema, il metodo migliore è testarlo con gli stessi strumenti che utilizzerebbe un cracker: attacchi DDoS, virus, social engineering e così via.
Io penso che sia sbagliato hackerare perchè potrebbe causare danni alle persone che lavorano. (Francesco Manganaro)
Penso che hackerare non sia giusto perché significa alterare il lavoro svolto da altre persone e impedisce agli utenti abituali di usare per esempio un sito che ha sempre usato. (Giantommaso Carnì)
Secondo me non è giusto hackerare perché le persone che ci riescono possono accedere a molti contenuti gratis mentre le altre persone devono pagare per avere quello che vogliono. Certamente alcuni hacker sono davvero molto bravi perché recentemente lo hanno fatto con Google, e non credo che sia stato molto facile. E’ anche vero che se fossimo stati a casa a fare la DAD sarei stata contenta perché non avremmo fatto la videolezione. (Vlada Singurean)